
Scopo del presente articolo è fornire un punto di vista che illustri in che modo ciascuna persona costruisce la propria autostima e in che modo può accrescerla qualora voglia migliorarla.
Partiamo da una definizione, riferendoci con il termine autostima, all’azione con la quale valutiamo noi stessi. Intendiamo, non solo il modo con il quale percepiamo il rapporto fra i nostri pregi e i nostri difetti, ma anche l’esito del confronto fra come siamo e come vorremmo essere.
Alcune caratteristiche dell’autostima sono le seguenti:
- Si compone di diverse dimensioni e si esprime in modi diversi a seconda dei contesti. Potremmo, dunque, avere una buona autostima in ambito professionale ma valutarci negativamente in ambito, ad esempio, relazionale.
- È un processo, un’attività di confronto fra ciò che è esterno a noi (gli esiti delle nostre azioni, i risultati che otteniamo nelle cose che facciamo, i riscontri positivi o negativi che riceviamo dagli altri e dall’ambiente che ci circonda) e le convinzioni su noi stessi che abbiamo sviluppato nel corso della nostra infanzia.
- Si basa sulle convinzioni che maturiamo circa il nostro valore come persone (rispetto per se stessi, dimensione dell’essere) e sulla fiducia che nutriamo rispetto alle capacità che possediamo (dimensione del fare).
- Cambia nel tempo. Il livello di autostima non è scritto nei geni e questo ci permette di affermare che, grazie all’esperienza, è possibile imparare a riconoscere il proprio valore ed accrescere la fiducia nelle proprie competenze.
Descriviamo, allora, le caratteristiche degli individui dotati di una buona autostima al fine di rilevare quali siano gli aspetti che permettono loro di muoversi nel mondo in modo sicuro e di percepirsi come persone amabili e degne di rispetto.
Osserviamo, innanzitutto, come tali persone siano molto impegnate nel fare ma, allo stesso tempo, capaci di fermarsi per guardare dentro se stesse, considerare le proprie esigenze e vivere le situazioni della vita quotidiana in modo rilassato. Un eccesso di fare o un atteggiamento eccessivamente introspettivo che limita l’esplorazione del mondo sono, infatti, modalità difensive attraverso le quali le persone con scarsa stima di sé nascondono se stesse. Chi ha una buona autostima, invece, trova il giusto equilibrio fra il fare e l’essere: organizza la propria vita, corre rischi, esplora ambienti sconosciuti, ama l’avventura, si assume la responsabilità di compiti difficili, si sente a suo agio con gli altri e vi si avvicina con curiosità. Inoltre, è in grado di esprimere il proprio punto di vista, è capace di “dire no” quando non desidera impegnarsi in un’azione, ascolta il punto di vista dell’altro ed empatizza con i suoi sentimenti. Si accetta per ciò che è, è grato per ciò che ha e vive le esperienze della vita con serenità ed accettazione.
Com’è possibile che alcune persone riescano a trovare un così benefico equilibrio mentre altre siano tormentate da laceranti dubbi circa se stesse e siano eternamente insoddisfatte?
Pur nella consapevolezza che non esauriremo l’argomento, vogliamo offrire alcune risposte a partire da una considerazione: l’autostima dipende, in larga misura, da una precoce assimilazione di idee ed atteggiamenti su noi stessi che è strettamente legata a quanto siamo stati validati o invalidati durante l’infanzia. Se, ad esempio, da bambini, abbiamo ricevuto dei messaggi non del tutto positivi o abbiamo interpretato in modo negativo le affermazioni su di noi fatte dalle nostre figure di riferimento (in particolar modo, dai genitori), non solo è possibile che il senso di svalutazione connesso a tali messaggi sia fortemente radicato nella nostra memoria, ma che l’eco di tali messaggi risuoni pesantemente dentro di noi (dialogo interno) senza che sia possibile non darvi ascolto.
Le persone possono ricevere dei messaggi negativi o sotto forma di ordini (“Fai questo!”) oppure sotto forma di attribuzioni (“Sei questo!”). Nel primo caso, crescono con l’idea che il valore umano sia condizionato e, nel corso della vita, in assenza di consapevolezza, cercheranno di rimanere strenuamente fedeli alle indicazioni genitoriali. Alcuni esempi di ordini condizionanti sono: “Vai bene se fai tutto alla perfezione!”, “Se non sei il primo della classe, allora, non vali nulla!”, “Devi essere veloce nelle cose che fai…”, “Accontenta gli altri, prima di te stesso, altrimenti verrai lasciato solo…”, “Non mostrare le tue difficoltà o ne pagherai le conseguenze…”. Altrettanto invalidanti per l’autostima sono le attribuzioni circa l’identità. Esse possono inchiodare le persone ad etichette così limitanti da funzionare da profezie che anticipano le scarse prestazioni che poi si troveranno ad ottenere nei vari campi della vita: Sei stupido!”, “Sei incapace!”, “Sei un disastro!”, “Lei è quella timida!”, “Mi ha rovinato la vita!”, “Non ce la farai mai!”.
Oltre ai messaggi genitoriali, un’altra dimensione su cui costruiamo la nostra autostima è costituita dalle relazioni. Esse, infatti, sono fortemente influenzate dal valore che attribuiamo a noi stessi poiché esprimono la nostra situazione interiore e sono il riflesso del nostro benessere personale. Se il valore che attribuiamo a noi stessi è basso, è probabile che le nostre relazioni rispecchino questo nostro sentire, che l’esito di esse sia negativo e che, proprio a causa di tale esito, la nostra autostima risulti ulteriormente minata. A conferma del nostro scarso valore, andremo a costruire relazioni poco gratificanti per noi, alimentando un circolo vizioso dal quale può diventare assai difficile emanciparsi.
Infine, nella disponibilità al cambiamento individuiamo la strada per accrescere la fiducia nelle proprie capacità di risolvere i problemi e per mettere in discussione le idee di inadeguatezza ed impotenza che alimentano, nelle persone con scarsa stima di sé, atteggiamenti talvolta vittimistici e rassegnati. Riconoscersi, infatti, la possibilità di esplorare nuove opportunità e riuscire ad uscire dalle abitudini e dagli schemi mentali invalidanti che ci bloccano in situazioni negative (zona di comfort), ci permette di esprimere al massimo il nostro potenziale, di accrescere notevolmente la fiducia in noi stessi e di verificare, grazie alle nuove esperienze, che è possibile meritare di più e migliorare la nostra condizione.
A questo punto, cerchiamo di rispondere alla domanda: com’è possibile migliorare l’autostima? Di seguito, alcune semplici indicazioni.
- Modificate il dialogo interiore, sostituendo i messaggi invalidanti e limitanti la crescita personale, con messaggi più costruttivi: “Sono bravo così come sono!”, “Posso esprimere ciò che sento ed essere aperto rispetto a ciò che voglio”, “Devo piacere innanzitutto a me stesso”, “Va bene prendermi il tempo di cui ho bisogno”.
- Imparate l’assertività ovvero imparate ad esprimere il vostro punto di vista, i vostri bisogni e le vostre emozioni in modo chiaro e diretto, senza aggressività e ammettendo la diversità del punto di vista altrui.
- Uscite dalla zona di comfort: scegliete i cambiamenti che desiderate fare, individuate le situazioni nelle quali vi sentite a disagio e, gradualmente, stabilite degli obiettivi. Decidete di fare ogni giorno una piccola cosa nuova.
- Coltivate relazioni sane ovvero scegliete persone in grado di rispettare il vostro valore e di apprezzare la vostra presenza. Tali relazioni sono le uniche in grado di nutrire il potenziale che ciascun essere umano ha e di migliorare la percezione di sé.
- Chiedete aiuto ad un professionista se osservate che, da soli, non riuscite a migliorare.
Concludiamo questo articolo con le parole di Erich Fromm il quale afferma: “Il compito principale nella vita di ognuno è dare alla luce se stesso”, invitando chi legge a scegliersi, accettarsi e valorizzarsi ogni giorno, affinché nel cammino della vita possa ritrovare in se stesso la migliore compagnia possibile, la più forte e la più saggia.