Il Virus e la Pasqua

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IL VIRUS E LA PASQUA
Vestiamo a festa il giorno di festa!

Tre giorni ed è Pasqua! Un giorno di festa, una ricorrenza che, in altre circostante, avremmo, probabilmente, trascorso in famiglia, con gli amici, i parenti venuti da lontano, imbastendo colazioni variopinte, culminanti, all’ora di pranzo, in banchetti ipercalorici. Una festa ricca di significati che, nella tradizione cristiana, riconducono alla resurrezione di Cristo e al passaggio, per gli uomini, ad una nuova vita e che, nelle sue radici ebraiche, origina nella liberazione degli israeliani dal dominio degli egiziani.

Dunque, la Pasqua, un giorno il cui valore, sia religioso che storico, ci proietta, ogni anno, a rivivere antiche cerimonie che inondano questo giorno di nuovi colori, tepori, odori, quasi a segnare nettamente la fine della stagione fredda ormai alle spalle.

E, dunque, la Pasqua, in piena pandemia, quale significato può avere?

A mio avviso, in un periodo nel quale ciascuno di noi è in attesa di qualche cosa, qualunque essa sia, e nel quale siamo costretti a vivere in confini ristretti, se non altro fisici, è proprio necessario celebrare questo giorno che, prescindendo dalle convinzioni religiose, ricorda a ciascuno di noi l’esperienza, possibile per chi vuole coglierla, del passaggio, della trasformazione, della rinascita.
In questi giorni, mi sono ritrovata a riflettere sull’opportunità di festeggiarla questa Pasqua e, proprio rifacendomi al significato che essa porta con sé, sono arrivata alla conclusione che, forse, in questo claudicante 2020, festeggiare è doveroso.
In una fase nella quale percepiamo profonda la frattura fra il prima e il dopo, festeggiare significa, a mio avviso, rinnovare e riaffermare le tradizioni sulle quali la nostra storia ha potuto ergersi come un solido castello. Perché, se spogliate dalle ritualità polverose, anacronistiche e stantie con le quali, talvolta, le portiamo avanti, le tradizioni ci aiutano a scandire il ritmo della vita, a tessere il prezioso filo della continuità, a rassicurarci su ciò che avverrà e ad inanellare, l’uno all’altro, in modo fluido, gli eventi che costituiscono la catena delle esperienze della nostra esistenza.

Forse, quest’anno, più che in altri anni, non mantenere vive le tradizioni significa spezzare dolorosamente questa catena, interrompere quel filo di continuità che rassicura e acquieta, permettere agli eventi soverchianti del presente di sradicare le fondamenta dalle quali proveniamo. Significa spogliarci degli abiti comodi che abbiamo indossato finora per coprirci di indumenti sgualciti, non troppo in linea con la nostra taglia, e separare, in modo violento, il prima dal dopo, dando spazio alla malinconia, all’impotenza, alla solitudine.

Allora, cerchiamo di mantenerlo vivo quel filo che ci ricollega al passato e che ci permette di percorrere il presente con la fiducia di una nuova rinascita! Ancoriamoci alle cose positive, gioiose e rassicuranti della vita!
Domenica vestiamoci a festa, prepariamo Il banchetto della tradizione, compriamo le uova ai bambini, connettiamoci in videochiamata alle nostre famiglie o agli amici con cui siamo soliti condividere le ricorrenze, brindiamo! E continuiamo a dare vitalità alla vita, a dare significato a questo giorno che, tradizionalmente, veicola messaggi di cambiamento, di rinnovamento e di passaggio ad un DOPO che diventa migliore anche perché non ci si è dimenticati delle radici e di tutto quello che ha riempito e dato significato alla vita, PRIMA.

Dunque, non mi resta che augurare a ciascuno di voi una Buona Pasqua e, naturalmente, un felicissimo rinnovamento!

Dott.ssa Francesca Rotondo
Psicologa – Psicoterapeuta

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