Le bugie dei bambini

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Le bugie dei piccoli: perché i bambini non mentono.

I bambini mentono, dicono bugie, distorcono la realtà e negano l’evidenza, esattamente come fanno gli adulti.

Ma perché lo fanno? Per ingannare l’altro? Per proteggere se stessi? Per evitare punizioni?

E quando il comportamento menzognero dei bambini può essere sintomo di un disagio? O quando va considerato una “normale” fase evolutiva, non degna di destare preoccupazione?

Per rispondere a queste domande, partiamo dalla definizione di bugia che dà Paul Ekman nel suo libro “Le bugie dei ragazzi” (Giunti Editore, 1989): qualsiasi azione deliberata finalizzata ad ingannare l’altro che include sia le distorsioni o falsificazioni della realtà sia le omissioni delle informazioni. Precisiamo, inoltre, che i bambini di cui parliamo nel presente articolo appartengono alla fascia di età compresa fra i 3 e i 6 anni, bambini, dunque, dell’età prescolare.

Fatte queste premesse, cerchiamo di spiegare l’affermazione che dà il titolo all’articolo: i bambini non mentono.

Tale affermazione, senz’altro generica, non tiene conto dell’enorme specificità di ciascun bambino/a e degli aspetti temperamentali e cognitivi che possono incidere nel determinare l’età con cui i bambini iniziano ad esercitare deliberatamente le loro abilità manipolatorie. Alcuni studi, infatti, rivelano che, diversamente da quanto sostenuto per lungo tempo dagli studi sull’età evolutiva, alcuni bambini già da molto piccoli (3/4 anni) sono in grado di mentire intenzionalmente.

In linea generale, tuttavia, se consideriamo la menzogna un’azione deliberata volta ad ingannare l’altro, possiamo affermare che le bugie della maggior parte dei bambini più piccoli non sono da considerarsi vere e proprie menzogne, mancando di quell’aspetto di intenzionalità che rende le distorsioni e falsificazioni della realtà, concepite ad hoc, degli atti ingannevoli. I bambini più piccoli non hanno ancora acquisito la capacità di cogliere la differenza fra un errore involontario ed un’affermazione deliberatamente falsa poiché, imbrigliati da quello che Piaget definiva pensiero magico, sembrano incapaci di distinguere la realtà dalla fantasia, ciò che desidererebbero da ciò che è, ciò che sognano da ciò che accade realmente.

Per loro la bugia sembra essere un territorio sospeso fra la realtà e la fantasia, un spazio segreto nel quale nascondere le proprie emozioni, i propri desideri e sentimenti o le azioni che non vogliono rivelare ai genitori per paura, vergogna od imbarazzo, un mondo del possibile nel quale le cose diventano come vorrebbero fossero o nel modo con il quale le percepiscono.

Lontane dall’essere azioni volte all’inganno, le bugie dei bambini di 3 – 6 anni si configurano come esercizi di finzione grazie ai quali la realtà, manipolata, alterata, negata, viene restituita agli adulti, non con l’intento di rimandare loro qualcosa di falso (intento strettamente connesso alla menzogna) ma con l’obiettivo di rimandare loro qualcosa di verosimile, personale, elaborato in modo creativo e fantasioso, un qualcosa di somigliante a ciò che è ma comunque diverso perché più vicino a ciò che il bambino/a vorrebbe che fosse. Si tratta di un esercizio fondamentale, un esercizio che permette al bambino/a di acquisire le abilità di immaginazione e creatività necessarie per ampliare le sue opportunità di esperienza, proiettandolo in mondi diversi da quello familiare nel quale è abituato a muoversi.

 

Ma quali sono le situazioni nelle quali i bambini ricorrono alle bugie? Vediamole brevemente.

I bambini mentono quando vogliono evitare delle punizioni e ricorrono frequentemente alla discolpa se desiderano nascondere delle azioni sbagliate ai genitori (chi non ha sentito un bambino/a dire: “Non sono stato io!”?). Ecco, il solo fatto di negare l’evento incriminato appare sufficiente, agli occhi di un bambino/a, per cancellarlo!

Oppure possono mentire per salvaguardare l’immagine positiva di sé (per i bambini è fondamentale non deludere i propri genitori) o per evitare l’imbarazzo di fronte ad azioni che susciterebbero la disapprovazione (ad es., bagnare il letto, ricevere un rimprovero a scuola, etc). O, ancora, possono mentire per dimostrare il proprio potere.

A tale proposito, osserviamo che i bambini, intorno ai 4 anni, iniziano a comprendere che gli adulti non sempre riescono a leggere i loro pensieri, a sapere tutto ciò che pensano e sentono e così, grazie all’elaborazione fantastica della realtà, al gioco del “far finta”, alla mistificazione dei dati oggettivi, gustano il piacere della sfida, della messa in discussione della propria dipendenza dai genitori, sperimentando, grazie alla bugia, un senso di onnipotenza che, emancipandoli, segna l’inizio di un processo di separazione che vedrà il suo culmine nel periodo dell’adolescenza. Scrive lo psicologo F. Hoyt: “La prima bugia riuscita del bambino infrange la tirannia dell’onniscienza genitoriale, cioè il bambino comincia a sentire di possedere una mente propria, un’identità privata, ignota ai genitori”.

Un’età straordinaria, dunque, che se, da un alto, consegna ai bambini la scoperta del potere della finzione e la possibilità di sfuggire, tramite la fantasia, al controllo genitoriale, dall’altro, offre ai genitori l’opportunità di affacciarsi ad una finestra sensibile per iniziare ad educare i propri figli ai valori della sincerità e della fiducia.

 

Ma i piccoli cosa pensano delle bugie? Stando alla teoria sullo sviluppo morale elaborata da Kohlberg (1976), sembra che i bambini di 4 anni ragionino soprattutto in termini di: quello che vogliono e quello che vogliono per loro è giusto. Mentire di per sé non sembra una brutta azione se è utile ad ottenere ciò che desiderano. A 5/6 anni, invece, sentendo molto di più il potere degli adulti, risultano più collaborativi, sebbene tale cooperazione si basi più sulla loro disponibilità all’obbedienza che sulla comprensione delle regole. A questa età, i bambini credono che i genitori siano in grado di scoprire le loro bugie sempre e comunque.

 

Tenere a mente in che fase evolutiva è il bambino/a è fondamentale se si vogliono realizzare interventi educativi realmente efficaci che egli/ella sia in grado di comprendere e fare propri. Vedremo meglio questi aspetti nella parte successiva.

 

Dunque, cosa fare di fronte alle bugie dei bambini? Innanzitutto, è importante ricordare che, in questa fase evolutiva, le bugie non vanno punite. La punizione, infatti, non aiuta il bambino a capire quale sia il comportamento corretto da assumere, soprattutto se in gioco ci sono i suoi desideri o dei rimproveri da evitare.

Si rivela più utile un atteggiamento pacato che, attraverso delle domande, aiuti il bambino a stabilire il confine tra la realtà e il suo gioco di finzione (“Se non sei stato tu a rompere il vaso, chi potrebbe essere stato?”, “Come pensi si sia sentito, dopo aver combinato il guaio?”, “La mamma secondo te è arrabbiata per questo?”).

Inoltre, è utile che il genitore chiarisca al bambino ciò che preferisce. Immaginiamo, ad esempio, una mamma che trova nello zainetto del proprio figlio un gioco che non gli appartiene. E’ un’esperienza piuttosto comune per i genitori di bambini della scuola dell’infanzia. In questa situazione, la mamma, dopo aver compreso qual è il desiderio del bambino che racconta la bugia del regalo ricevuto da un compagno di scuola, potrebbe concludere: “E’ veramente un bel giocattolo, lo desideravi tanto e lo capisco. Io preferisco che tu mi dica la verità e che parliamo delle cose che ti piacciono e che vorresti avere”.

 

Questi interventi, non minando l’autostima dei bambini e non generando emozioni di vergogna o sfiducia, li aiutano a costruire con i propri genitori relazioni sicure, ovvero relazioni che assumono per loro la funzione di porti sicuri cui il bambino/a senta di poter approdare con fiducia, ogni volta che dovessero presentarsi situazioni difficili o nelle quali sentiranno, da più grandi, di essersi comportati in modo scorretto o sbagliato, avendo nuociuto a se stessi o agli altri.

 

In conclusione, se avete l’impressione che il vostro bambino/a menta abitualmente, è davvero importante che osserviate se si tratti di una fase transitoria o di una modalità di gestione della realtà che sta sostituendo quella fondata sulla verità. Cercate di capire le motivazioni che inducono il bambino/a a mentire e cercate di cogliere se tale comportamento nasca nella relazione che ha con voi: c’è qualcosa che fate o dite che lo/la induce a mentire? Chiedetevi se il rapporto che sta costruendo con voi è fondato sulla fiducia o se il bambino/a non abbia timore di qualcosa.

Ed, infine, riflettete sul fatto che la coerenza è un aspetto fondamentale per risultare credibili agli occhi di un bambino: siete un esempio di trasparenza per il vostro bambino/a? Quello che dite corrisponde sempre a quello che fate? Ricordate che i bambini, innanzitutto, ci osservano.